Dalla protezione alla stravaganza

Da sempre un uomo che lavora all’aperto si è protetto dal sole e dalla pioggia. Con lo sviluppo della civiltà anche il cappello subisce la sua evoluzione, e oltre il valore di utilizzo gli vengono aggiunti i significati simbolici e sociali. Nell’antico Egitto il faraone ricopriva la parrucca un berretto rosso o una tiara bianca come segno di particolarità e di potere divino. Le donne nella Creta dell’epoca minoica hanno inventato le varie bizzarre forme di cappelli per distinguersi e spiccare nell’espressione della propria individualità. Nell’antica Roma esso rappresentava il simbolo della libertà, e ogni uomo liberato, insieme all’attestato del cittadino libero, riceveva anche un cappello.

Durante il XVII e il XVIII secolo, con l’introduzione in moda della parrucca, i cappelli assumono le dimensioni e le forme fino ad allora mai viste, dai cappelli tricorno a quelli bicorno pieghevoli, come quello portato da Napoleone. Il ventesimo secolo impone il ritorno alla semplicità dei cappelli maschili, mentre nella moda femminile si diffondono i modelli stravaganti. Il cappello diventa un capo di vestiario obbligatorio, parte della formale uniforme o del costume popolare, e non soltanto il segno del potere e dello stato sociale. Nell’Europa del diciannovesimo secolo l’industria dei cappelli fiorisce, e i famosi produttori italiani di Monza accanto a Milano, trasportano la fama dei cappelli esportandoli in tutto il mondo.

Fino agli anni sessanta del XX secolo il cappello era un capo di vestiario obbligatorio per tutti e due i sessi. Oggi è presente nelle combinazioni di vestiario elegante e nelle tendenze di moda. E’ la parte immancabile delle uniformi militari, della polizia, posta, hostess e cacciatori. Il cappello nella vita moderna diventa un’icona di moda e un dettaglio finale di tutti i fedeli amanti e della gente di stile.

Ricorderemo per sempre la sua maestà il cappello sul grande schermo, nonché coloro che a loro grande soddisfazione l’hanno portato con orgoglio: Mary Pickford, Bette Davis, Humphrey Bogart, Varren Beatty e certamente l’indimenticabile Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany.